Jueves 5 de febrero de 2004.
Com’è noto, è da anni che esistono nello stato spagnolo dei server telematici non-profit- federati in Ipanex– i quali forniscono dei collegamenti Internet per i collettivi, le organizzazioni e le persone della sinistra sociale e politica; essi sono così in grado di vi rendere pubblici i suoi contenuti aggirando il tramite della subalternità al riguardo di un server sia commerciale che istituzionale. Su questo terreno, un bel lavoro è stato fatto- parecchie organizzazioni e collettivi sono arrivate in Internet e quindi si sono resi visibili, nonostante il fatto che quest’ultimo sia avvenuto anzitutto nell’area delle ONG. Certo, scommettere sulla connectivity è una scelta, però non n’è la sola possibile. Anzi, non siamo in pochi a pensare che tanto la rivendicazione della free connectivity che «l’accesso per tutti/e» man mano perdono la loro trascendenza alla stessa stregua che è proprio il capitale a trovare un interesse sempre più alto alla fornitura di servizi attraverso Internet e quindi al collegamento generalizzato. Certo, ci si parla del ricco Nord, poichè nel cosidetto terzo mondo l’attuale situazione è tutt’altra (per ogni cinque persone, ce n’è soltanto una a disporre di collegamento telefonico), tuttavia il trend neoliberista verso «l’accesso per tutti/e» è globale e inarrestabile.
Politica versus connettività? Política versus tubatura? Per l’intelligenza collettiva.
Il cui non toglie il fatto che ci si continui a promuovere il libero accesso per tutti/e (per esempio, dai centri sociali occupati e d’altri spazi autogestiti) ma per ciò non si vuol dire l»accesso alla parte materiale»- cioè, al semplice collegamento tecnico, sempre più ed economico e universale- nemmeno l»accesso al contenuto»- cioè, al consumo d’informazioni oppure di conoscenze diffusi in senso unidirezionale. Perciò ci s’intende piuttosto l’accesso di tutta la gente ai processi dell’intelligenza collettiva, vale a dire, al ciberspazio inteso in tanto sistema aperto e cooperante di espressione delle singolarità, di determinazione dei problemi, decisionale, insomma, di ricomposizione dei vincoli sociali tramite l’apprendistato reciproco e la libera circolazione del sapere.
Il fatto è che il ciberspazio presenta una potenza che va ben oltre la possibilità di rendere pubblici dei contenuti più o meno alternativi, critici- infatti, ci rende piena la possibilità della comunicazione orizzontale, dei collegamenti tra diverse reti, proggetti, lotte, desideri, realtà. Vale a dire, il ciberspazio no è soltanto un luogo dove vengono diffusi dei messaggi altrimenti ridotti al silenzo, bensí è al suo interno che diventa possibile mettere all’opera pratiche politiche finora solo precariamente e troppo localmente possibili. Perchè il ciberspazio- diciamolo ancora una volta- non è una infrastruttura: è piuttosto una certa modalità di utilizzo delle infrastrutture esistenti , insomma, il ciberspazio altro non è che un tipo particolare di relazione tra le persone, un vero e proprio movimento sociale sviluppatosi al di fuori e degli Stati e delle multinazionali sulla base di quelli che sono dei processi di cooperazione. Ma attenzione, quanto detto ci sopra non va assolutamente inteso come invito generale alla scappatoia, non è detto che tutti/e debbano abbandonare i loro territori, le loro lotte per raggiungere e poi smarrirsi nel «mondo virtuale» (neanche il problema è quello dell’imitazione del mondo «fisico»), bensí, piuttosto, quello dell’uso della virtualità per meglio abitare il territorio, per comunicarvi e costruirvi socialità autodeterminata, senza mediazioni nè statuali nè istituzionali. Il ciberspazio ci serve anche per meglio coordinarci, per promuovere dibattiti, campagne, interventi unitari, infine, per mettere in concerto la diversità e sperimentare forme inedite di cooperazione e di democrazia.
Che cosa pretende sindominio?
Sindominio pretende di tuffarsi nel multiverso complessivo dell’autoorganizzazione in giro per la rete, di rendere visibili e di potenziare le realtà antagonistiche, oggi disperse e fuori rete, contribuendo sul ritmo delle sue possibilità alla costruzione di questo spazio di cooperazione e di comunicazione, ma anche di conflitti e di lotte, dove sono stati già messi in piedi proggetti autogestiti di ampio respiro- nella fattispecie, quello che ha prodotto il sistema operativo GNU/Linux, senz’altro il più riuscito esponente- alla pari della stessa rete Internet- di quello che è la costruzione collettiva attraverso il ciberspazio. Ci serve una macchina Linux sulla quale esperimentare col free software per la cooperazione, la ricerca e lo scambio di saperi tra le comunità virtuali al interno del campo strategico del software.
Sindominio pretende anche di collegarsi e cooperare fino in fondo con altri proggetti simili al nostro- come quello della ECN italiana, dove ci si trova tanto un rapporto come una implicazione totali tra il proggetto telematico e le realtà che in esso si coordinano, dove a nessuno frega niente di entrare in concorrenza con altri server attorno alla fornitura di servizi, le tariffe, e cosí via, il che diventa superfluo poichè loro non forniscono collegamento Internet: occorre che i partecipanti a sindominio non diventino dei clienti cui bisogna fornire un servizio in cambio dei loro soldi. Sindomio è un progetto militante che va sostenuto tramite i contributi economici, senza impiegati, senza permanenti o persone che ci lavorino full time. Ci troviamo quindi costretti a l’invenzione di una diversa cultura, meno passiva, per quanto riguarda l’uso che la gente fa dei computer, particolarmente tra quelli che sono impegnati in senso alternativo per altre questioni; bisogna infatti farla finita con l’idea stessa della «fornitura di servizi», bisogna dotarsi di elementi di giudizio allo scopo di situarsi criticamente di fronte agli usi sia banali che commerciali oppure depolitizzati di Internet, nel mentre si apprende il meglio di quello che fanno le comunità virtuali, della loro scommessa per l’intelligenza collettiva.
Ma, anzitutto, sindominio diventerà possibile nella misura in cui venga utilizzato come risorsa del movimento antagonista, cioè, come utensile della comunicazione alternativa per il coordinamento e la cooperazione tra i collettivi e le persone in lotta per l’autogestione e cui promuovono l’autonomia del sociale nei più diversi ambiti. È in questo senso che sindominio fornirà la base di proggetti come quello dell’agenzia in permanente costruzione Upa-contr@-infos oppure quello del Centro di Documentazione Antagonista, inoltre a mailing-lists, e-mail, spazio web per tutte quelle realtà antagoniste (vale a dire, autogestite e di base, nè istituzionali nè partitiche) cui desiderino di impegnarsi nel proggetto sindominio.
In che cosa consiste sindominio?
L’idea del proggetto sindominio è quella di avere una macchina collegata a Internet 24 ore su 24, visibile quindi da qualsiasi parte del mondo in cui ci sia un accesso alla rete di reti. La macchina ospiterà un dominio virtuale- sindominio.net-. Un dominio è un indirizzo permanente in Internet rappresentato da un nome reperibile da qualsiasi macchina in ogni parte del mondo; per inviare, per esempio, una posta elettronica o per richiedere di guardare il contenuto di una pagina web.
Sulla nostra macchina Linux entreranno in funzionamento tutt’una serie di servizi: server di pagine web, posta elettronica, mailing lists, news (gruppi di dibattito), motori di ricerca, archivio e centro di documentazione, l’agenzia di informazione contra@-infos, mirrors (cioè, delle copie dei server che servono di protezione di fronte ai sequestri e, dall’altro, alleggeriscono il traffico nella rete)… Non c’è altro limite che quello della nostra conoscenza, non ci sono altri limiti che quelli della nostra imaginazione e delle nostre voglie di approfittare di queste risorse: chiunche partecipi a sindominio avrà la macchina a sua completa disposizione, cioè, non ci sarà quella tradizionale divisione, commerciale in senso stretto, tra, da un lato, i contenuti e, dall’altro, i servizi (che potrebbe cosí riassumersi: «appendi le tue informazioni, poi, noi ti faremo pagare i servizi»).
Linux autorizza una gestione remota completa e rende assolutamente indifferente il problema della localizzazione fisica della macchina, poichè essa è in grado di essere gestita da posti diversi simultaneamente.
Come partecipare nel proggetto?
Nel recente Incontro della Contrainformazione tenutosi a Madrid (http://www.nodo50.org/contrainfos), diversi collettivi provenenti da differenti punti della penisola iberica hanno deciso di andare avanti con questo ambizioso proggetto. Dall’altro, i/le compagni/e dell’ECN hanno messo alla nostra disposizione una mailing list come utensile di coordinamento del proggetto. Per altre informazioni o per chiunche volesse vi partecipare, scrivete a sd@sindominio.net.
Il modo di sostegno di sindominio è una sottoscrizione di 30 euro annue, anche se, tanto per cominciare, saremo davvero grati a chiunche vi possa contribuire con più soldi, qualunque sia l’uso inmediato della macchina da lui/lei previsto. Questi soldi serviranno ad affrontare due spese: da un lato, quella della macchina e, dall’altro, quella dell’affitto da pagare al provider di una linea dedicata (accesso e sortita di Internet) inoltre a quello dello spazio fisico dove sistemare la macchina (housing).
Ecco il numero di conto: 3025 0006 21 1433230004 (Caja de Ingenieros)
sd@sindominio.net
www.sindominio.net
* In effetti, mette conto non confondere mai il ciberspazio con le «autostrade dell’informazione», poichè altrimenti ci sfuggirà un dato fondamentale, cioè, il fatto che le reti funzionali sono independenti delle reti fisiche. Detto altrimenti: un sistema di comunicazione alternativa, perfettamente coerente ed attendibile, puó attraversare un novero indeterminato sia di supporti- onde hertziane, rete telefonica classica, cavo coassiale, etc- che di sistemi di codificazione- digitale, analogico- tramite le interfaccia e i conversori ad esso adeguati. Vale a dire, il ciberspazio cresce in modo esponenziale nel utilizzare in maniera distribuita tutto un fascio di infrastrutture eterogenee già esistenti. Per tutti quanti andiamo in giro nella rete con dei criteri non di mercato, la infrastruttura tecnica è importante però soltanto nella misura in cui essa condiziona (oppure facilita) le pratiche comunicative.